29 novembre 2008

VICINO E LONTANO


Sono due icone del lusso e della storia della ex Bombay i due grandi alberghi presi di mira dagli assalti dei sedicenti «Mujaheddin del Deccan».
Il Taj Mahal prende il nome del celeberrimo mausoleo bianco di Agra costruito dall’imperatore moghul Sha Jahan per la moglie. La celebre cupola dell’albergo di Mumbai ora è avvolta dal fumo dell’incendio. L’alto edificio, costruito in un misto di stile "fiorentino", moresco e orientale (vista sul mare, soffitti d’alabastro, colonne d’onice, candelieri di cristallo, una enorme scala a chiocciola), conta 585 stanze di cui 46 suites. Si trova proprio di fronte al Gateway of India, la monumentale porta che è uno dei simboli di Mumbai.
Il Taj Mahal fu costruito su commissione di Jamshedji Tata, il padre dell’industria indiana e del settore automobilistico, magnate dell’acciaio (secondo la leggenda, dopo che al businessman ricchissimo ma pur sempre indiano fu vietato l’accesso al Watson Hotel, "solo per bianchi": l’hotel fu completato nel 1903, sotto il dominio inglese). Fra gli ospiti del Taj la storia annovera i Beatles, Elvis Presley, Mick Jagger, il principe Carlo, Bill Clinton, Jacques Chirac.
Meno carico di storia e molto più moderno ma altrettanto lussuoso l’Oberoi Hotel. Fa parte di una catena internazionale e la torre si erge davanti al mare a Nariman Point, nel centro del quartiere finanziario della città; a meno di un chilometro l’Assemblea dello Stato, la Borsa, gran parte delle sedi delle banche nazionali e internazionali.
L’Oberoi insomma è pensato per i grandi incontri d’affari ma riceve anche premi per la qualità del suo servizio: che include oltre alla banalità degli accessi internet, delle piscine e palestre, servizi di bellezza, lavanderia, medicheria eccetera, il lusso supremo di un maggiordomo dedicato ad ogni cliente, dalla lucidatura delle scarpe alla cura della biancheria al mix dell’apertivo.

1 commento:

  1. Lei ha perfettamente ragione. Invece di dimostrarsi internazionale e radical-chic con iniziative quali "Vicino/Lontano" che, tra parentesi, mai potrebbe finanziarsi senza l'intervento del pubblico erario, Udine e il Friuli dimostrano ben poco tangibile amore e interesse per ciò che accade al di fuori delle nostre mura.

    Alberto di Caporiacco
    http://www.ilgiornaledelfriuli.net

    RispondiElimina