19 dicembre 2009

Ospedale di Udine: il mistero del reparto che non c'è


E' singolare che sul sito web dell'Ospedale di Udine non risulti il reparto di Cure Palliative che è fisicamente contiguo a Oncologia Degenze al terzo piano. Sembra quasi che si tratti di uno spazio invisibile e, in quanto tale, attivabile o disattivabile a piacimento così come effettivamente accade.
E' quindi parte integrante del reparto di Oncologia? E se lo è, è concepibile chiuderne, di tanto in tanto, una parte? Forse si pensa che per farne un reparto basta metterci un cartello ed è per questo che a un ammalato, spostato dall'area cure palliative (chiuse pochi minuti dopo) a una stanza di oncologia, è stato messo di fretta e furia sulla porta un miserevole foglio con la sigla ACP (Area Cure Palliative). Tutto questo contraddice con il concetto stesso di cure Palliative che non equivalgono, ad esempio, alle terapie del dolore. La conclusione è che nell'Ospedale di Udine non c'è UFFICIALMENTE un Reparto cure Palliative. E allora, bisognerebbe chiedersi, chi e perchè viene messo in quell'ala del reparto di oncologia? Quali sono i criteri di accoglienza? Ci sono delle regole che stabiliscono chi può essevi ammesso e chi no? Chi è autorizzato a fare queste scelte?
Chi è responsabile di quell'area? E' pagato in quanto tale?

http://www.ospedaleudine.it

Si chiude ancora il reparto cure palliative dell'Ospedale di Udine


L’arcivescovo mons. Mazzocato, ha visitato l’Ospedale di Udine dove ha sottolineato come questo debba essere il luogo in cui “passa la frontiera della difesa della dignità della persona. Un valore non negoziabile questo, perché ognuno di noi è il perno che sostiene la civiltà e la qualità del vivere civile”. Chissà se è stato anche scortato nel Reparto cuore palliative e gli è stato detto che quello è un optional che si apre e si chiude a seconda della presenza o assenza di medici e infermieri. Chissà se è stato informato che degli ammalati terminali saranno mandati a casa perché, come nelle scuole e nelle fabbriche, il reparto chiuderà per ferie così come era avvenuto la scorsa estate quando la chiusura si era protratta per due mesi. Forse gli è stato detto, con una buona dose di malafede, che la chiusura è considerata un “regalo” ai pazienti e ai famigliari che così potranno trascorrere “serenamente” le feste di Natale. Omettendo, ritengo, che ci siano famiglie che in questo modo vivranno un’ulteriore tragedia nelle tragedie e ammalati che vogliono solo restare in pace e non costretti a trasferte in ambulanza verso destinazioni non attrezzate, tecnicamente e psicologicamente, ad accoglierli. Lo stesso Papa la scorsa settimana ha parlato del valore delle cure palliative spiegando come “la prevalente mentalità efficientistica tende spesso a emarginare gli ammalati terminali ritenendoli un peso e un problema per la società” aggiungendo l’importanza delle strutture “che pongono al centro del proprio impegno la cura e l’accoglienza premurosa dei malati e dei loro familiari, in consonanza a quanto insegna la Chiesa, la quale, attraverso i secoli, si è sempre mostrata come madre amorevole di coloro che soffrono nel corpo e nello spirito”. Da quando la stampa ha dato notizia della prossima chiusura del reparto dell’ospedale di Udine per le feste natalizie, nessuna voce si è alzata a protestare, a contestare, a mettere in discussione una scelta che relega le cure palliative tra gli interventi voluttuari. Bisogna riflettere su questa assenza della politica e della cultura che suggerisce la salute, in quanto istituzione, un ambito intoccabile. Ci vorrebbe un po’ più di coraggio ma, e chi governa la materia ben lo sa, questo è un tema che è più opportuno eludere perché un giorno potrebbe essere vantaggioso a noi o ai nostri cari, essersi dimostrati compiacenti e concilianti. Dignità dell’ammalato e della sua famiglia, efficientismo pericoloso, solidarietà, risuonano ormai solamente tra gli uomini di fede. E, come spesso accade a questa categoria, il più delle volte, inutilmente.




Vanno meglio le cose in Puglia:

15 dicembre 2009

CON(SENSO) (IN)FORMATO

Questo è il testo che avrebbe dovuto essere pubblicato questa settimana:

S
e riuscissi ad uscire da quest’angolo usando l’uscita di destra cadrei da questa pagina. Se mi buttassi sulla sinistra finirei in territorio altrui e sicuramente abbattuta dal fuoco amico. Dovendo restare qui, quasi quasi spicco un triplo salto mortale all’indietro, giocolo con cinque palle, faccio volteggiare sette colombe, salgo su un elefante, passo attraverso un cerchio infuocato, mi appendo a un trapezio, domo undici leoni, ammaestro me stessa e mi convinco definitivamente che la vita, di cui questo angolino è parte, è un immenso e meraviglioso circo Barnum.
(per approfondimenti cliccare sul titolo)

Fonti
Nel celebre circo Barnum, ognuno poteva trovare qualcosa di divertente: in effetti i numeri e le attrazioni erano talmente vari che ce n'era davvero per tutti i gusti. Nel 1835 presentò una donna negra, Joyce Heth, come la ex nutrice del presidente George Washington, ancora in buona forma nonostante i suoi 161 anni dichiarati. Tra le altre sue attrazioni, si ricordano lo scheletro di Cristoforo Colombo e la sirena della isole Figi. Questa caratteristica rese celebre l'effetto Barnum, noto soprattutto come effetto Forer, e cioè la tendenza dell'individuo di credere che una descrizione, un oroscopo, un profilo psicologico, etc siano ritagliati perfettamente su misura propria anche quando essi sono formulati in termini molto generici.

Lesson One - One Lesson

13 dicembre 2009

VITA VISSUTA ovvero che cosa può succedere a una ragazza divertente


In deroga alle mie abitudini, scrivo di domenica e aggiungo un post che per vigliaccheria ieri avevo accantonato.
Questa la storia.
Essendo Bilancia con una serie di astrologici incastri fatali, ho una naturale propensione alla pigrizia che mal si concilia con una altrettanta naturale vocazione alla scrittura. Sia come sia, da un po' mi sono ritagliata un angolino su un giornale qui del posto. Come avrebbe detto la buon'anima di Brenda, lo faccio per passione.
Mi guardo attorno, mi viene un'idea e scrivo le poche righe che premurosamente al sabato (il giornale esce al venerdì) inserisco in questo sito.
Già la storia delle poche righe è una tragedia, per una che ragiona per tomi e che è cresciuta praticamente dentro a una Treccani.
Ma è un esercizio che ritengo utile per foraggiare i neuroni e soprattutto per il buonumore, alimentato tra l'altro da un cane che si comporta come un gatto, una gatta che dorme in una ciotola d'argento dove, se metto un pisello - lo giuro - si rifiuta di entrare, un adorato coinquilino con un irrefrenabile sense of humor (oggi mi ha svegliata leggendo - e che lettura! - una fantastica storia con protagonista Honsell su un tetto con il minestrone!!!!).

Per farla breve, scrivo per finire in corner (così si chiama la rubrichetta), due, tre pensierini alla settimana. Me ne pubblicano uno perchè lo spazio è ingrato. Io però li metto tutti qui. Chè, più che un sito, blog e via dicendo, è un archivio disponibile a chi voglia indagare la mia opera (chiamiamola pure operetta, genere tutt'altro che disprezzabile).
A ispirarmi i contenuti dei pezzulli (è un gergo, si tranquillizzino i malevoli)
sono gli accadimenti della politica locale.

Vediamo un po' che cosa è successo la scorsa settimana da indurmi a certe ilari (il sarcasmo non fa per me, lo detesto) considerazioni.

1
. La Serracchini ha partecipato alla manifestazione viola anti Berlusconi.
Come resistere alla tentazione di immaginarla violavestita (come me e Carla Bruni, ma questa è un'altra storia ancora) a spatuzzanare Mr.B?
Ed ecco pensato e scritto (in treno, il Frecciarossa, esiste davvero e corre come una scheggia) il relativo pensierino.

2
. Sul sito Il Perbenista appare un testo in cui si dice che un tale sarà il coordinatore cittadino del Pld. Già la parola coordinatore è oggettivamente buffa e diventa surreale se attribuita a un partito (tutti i partiti) dove, per definizione, tutto si può fare fuorchè coordinare.
Irresistibile. E così, sempre sul Frecciarossa, matita H4 e quaderno Pigna (ognuno ha le sue fisse) viene prodotto questo testo:


La droite udinese sta lavorando alacremente, come da tradizione, a perdere le prossime elezioni comunali. Una Ferrari rossa, telecomandata da una casa di riposo, passa e ripassa insistentemente sui resti di ex socialisti, democristiani, transazzurri, paraneri, con il chiaro intento di scoordinarli definitivamente. All’operazione partecipano prevalentemente scambisti, feticisti, omofobi, cattonazisti, equino dipendenti, precari definitivi ed erettili casuali. Ferruccio Saro ha cripticamente commentato: impotentia excusat legem.


Il contenuto mi piace molto perchè è più surreale del solito: ci fosse un dadaista da queste parti, sarei già stata ingaggiata.
E il testo sopra finisce nel famoso Corner. E da questo momento in poi ciò che era stato concepito come surreale conferma la sua intima natura.
Nel gioco di parole (attività che richiede abilità sopraffine e autoironia q.b.) si sente chiamato in causa proprio il Coordinatore (il maiuscolo è d'obbligo) il cui coinvolgimento termina alla riga 4.
Da quel momento in poi si utilizzano definizioni applicabili ironicamente alla politica. Politici seriali, che ci stava benissimo ed apriva l'elenco, l'ho tolto perchè con troppe battute.
Rimangano: scambisti, feticisti, omofobi, cattonazisti, equino dipendenti, precari definitivi ed erettili casuali.

Scambisti
: riferito alla politica. Trattasi di soggetti che passano da un partito dall'altro, oppure che aderiscono a una corrente e poi a un'altra ecc. ecc. (dal Dizionario della satira da me testè coniato) oppure scambiano figurine (io lo facevo con i libri, poi sono diventata feticista).
Feticisti: riferito alla politica e detto da una che possiede 128 paia di scarpe (invernali). Adoratori di feticci ai quali i politici tutti fanno parte di diritto e non mi sembra il caso di ricorrere alla semantica per trattare l'argomento.
Omofobi: riferito alla politica. Persone che nutrono diffidenza nei confronti degli omosessuali. Mal gliene incolga, ma in questo contesto suonava bene.
Cattonazisti: qui veramente pensavo a una delle scene più esilaranti di un fantastico film di Mel Brooks (The producer). Urge rivederlo.
Equino dipendenti: qui tiro in campo il mio geniale compagno di Frecciarossa al quale chiedo, matita sull'orecchio come un macellaio: Come posso chiamare quelli che vogliono stare solo con i cavalli vincenti?
La risposta è stata riportata pari pari. L'ho già detto che è un genio?
Precari definitivi ed erettili casuali: mi sono sembrate due buone definizioni, consequenziali alle precedenti. Vada come vada.
Infine il riferimento a Ferruccio Saro che, per inciso, adoro. E' una vecchia battuta in latino, una goliardata fuori dal plot, come direbbe Woody Allen.

C'è qualcuno che ha avuto la pazienza di arrivare sin qui? Perchè è qui che comincia il bello!

2a puntata
Vuoi la Frecciarossa, vuoi che alla stazione di Milano si erano dimenticati di segnalare il numero del binario dal quale stava partendo il treno, vuoi la maledizione di qualche inquilino del Museo Egizio o di quello del Cinema (due ore di coda complessive), ma mi viene il mal di gola.
Non il mal di gola, ma IL mal di gola. Quello che prende i bambini a sette anni e che passa solo con il gelato. E così l'inquieta, che sarei io, finisce a letto. Nell'ordine: malissimo di gola, febbre, mal di orecchie. Suina? Che orrrrrrore!
Colui che amo ritorna da non so dove, chiedendomi che cosa diavolo avessi scritto considerato che aveva incontrato una persona che si riteneva informata sui fatti. Bisogna sapere che l'Amor mio tutto vuole fuochè le seccature (già dato). Ma questa cagnara solo perchè ho citato la marca di un'automobile? Mavalà!! Così crede l'ignara (io).
Nel cuore della notte e a gradi 38,6 il ding dong (così si chiama, giuro) mi segnala l'arrivo di un sms.
No, l'effetto sorpresa, deve restare.
Sarà pubblicato nella terza puntata. Abbiate fede, lettori volonterosi, e amici del drive in (che anni! che risate! che bella gioventù!), tutto sarà svelato. ODDIOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
L'Amor mio, che non legge mai quello che scrivo perchè è un giocoliere della parola detta, mi spegne la luce. Brutta notte. La febbre sale. Forse. E non solo a me.
Nella tarda mattinata di sabato (nell'ordine: febbre, mal di gola, mal di orecchie) arriva il giornale con il Corner incorporato. Lo porta Lui che inizia a preoccuparsi. Che cosa legge di così tragico?
Udite udite!!!! Signori della Corte, giudici, avvocatunzoli, difensori d'ufficio, uscieri e cancellieri. Colui che ragiona più rapidamente della Frecciarossa identifica nella definizione di equino dipendente una persona fisica. ODDDIOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!
Non può essere vero! Ho il testimone. E' causa sua. Stavamo cazzeggiando! Sua Maestà, Giustizia fatta persona, dèi, venitemi incontro! Questo è stato un anno orribile, mi ero ripromessa di finirlo... come dire? in pace.
NO!! L'equino NO. E' tutta colpa di Giorgio. E' lui che ha detto.... odddiooo..: lui che non sa nemmeno chi siano questi qua e non sa nemmeno perchè io scriva queste cose (ti pagano? ti pagano? Nooooo, lo faccio per passione. Ah ah ah ah!!).
Non è finita!!!! L'intreccio si infittisce, il direttore trema, ci sono minacce che incombono, lavori perduti, incarichi andati a gambe all'aria (qualcuno parli con la mia banca please, e neghi, neghi tutto!).
Altro errore, altra sconfitta!!!!! Non è l'equino dipendente la causa dei miei mali ("chi è causa del suo mal pianga se stesso" mia Mamma) che tra l'altro mi è pur simpatico. NOOOOOO!!!!!!!! E' il Partito!!!
Vi prego, signori lettori, affezionati amici di una convalescente in ambascie, amici stretti, amici cari, cani e porci. Omofobi, scambisti, feticisti e tutto il resto sono il PDL!!!! Tutto intero: dal consigliere di circoscrizione al Presidente! L'Amor Mio, l'Amor Nostro (citazione dall'adorato Andrea Mercenaro), io, me compresa. Depravati, maniaci, ecco a ciò in cui ho creduto. Presidente, mi dia retta, è un complotto contro di me come i giudici contro di Lei! Mi rendo conto, sono una lercia sessantottina, Capuozzo è stato il mio testimone di nozze con la bandiera rossa, sono stata tutta pappaeciccia con quel gruppetto di LC. Ha presente? Gente infida. Abbia pietà di me. Volevo fare la sceneggiatrice, entrare nel cinema, scrivere romanzi, ma sono diventata vecchia in quattro e quattr'otto, persa nella pigrizia e nella politica.
Adesso finirò alla sbarra.... E, signori tutti, ho anche perso la pazienza e nonostante il mal di gola (oggi di nuovo a letto) ho starnazzato (facendolo ho aperto la finestra, Pavlov mi spieghi quest'ultimo passaggio). E così sono condannata a perdere il Corner (così mi è stato detto), a non lavorare, a finire nel cono dell' inessenzialità, nell'oblio dei perdenti. IO, che avrei voluto diventare Arbasino.

12 dicembre 2009


Pentitissimi

L’ala moderata dello “spatuzzatura fan club” locale ha nominato i suoi vertici. Presidente ad honorem è un Sindaco che ha avuto la meglio, nonostante il tentativo di sfiguramento con acido muriatico, su una Segretaria con i denti avvelenati, avvistata in pantacollant viola e sandali tacco 12 democraticamente disegnati da Jimmy Choo per H&M. Fanno parte del cda elementi della droite à kefiah, saltimbanchi e prestigiatori. Il gruppo ha confermato la propria presenza al cocktail offerto da tal Veronique. In palio candidature e poisons per tutti.

Traveller


Si avvisano i signori viaggiatori che a causa della mancanza di essi stessi, i treni diretti da Udine per Milano sono stati definitivamente soppressi; lo stesso dicasi di quelli per Roma, mentre gli zuge per Vienna sono parcheggiati una volta per tutte a Villaco. A loro disposizione possono trovare servizi di pullman, nell’apposita stazione, che propongono itinerari intelligenti per la Polonia, Ucraina, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Catanzaro, Foggia, Lecce e Taranto.

Per gli stessi motivi non sarà ripristinato il volo per Milano (fermo restando le opzioni via Roma, Parigi, Monaco e Belgrado) da Ronchi dei Legionari, aeroporto da cui appaiano e scompaiono destinazioni a ogni cambio di stagione.

I signori viaggiatori, pur non viaggiando, sono pregati di sistemare i bagagli a mano nelle apposite cappelliere, chiudere il tavolino di fronte a loro, mantenere la distanza di sicurezza, leggere i pannelli a messaggio variabile, obliterare i biglietti, non sporgersi dai finestrini e attendere la terza corsia nelle aree di servizio dove la protezione civile provvederà a distribuire loro acqua, coperte e altri generi di conforto.


Dress code

Siccome sono più bella che intelligente, siccome per me il lodo è il marito della lode che prendevo a scuola, essendo che Luc di Mont è pieno di mogli e figli bellissimi, stante che i comunisti non mangiano i bambini, perché la Serracchiani non si mette le gonne?

Acque agitate

Se Saro dice che tutto può succedere e Berlusconi fa succedere di tutto è meglio che Tondo si preoccupi.

Faccende primarie

Dire a Saro che dica a Renzulli che dica a Englaro che dica a suo fratello che dica a Ignazio (Marino) che i polsini slacciati della camicia sono stati abbandonati dai sindacalisti yuppisti già negli anni ’80. Gli si faccia nel contempo sapere che il tema del fine vita è stato derubricato dall’agenda politica da quando i sondaggi del Cav. hanno appurato che solo a sentirlo nominare gli italiani si toccano le palle.

Snobismo

Le macchine di grossa cilindrata comprate di seconda mano sono più malinconiche delle city bici inutilizzate di via Leopardi.

L'alba del salmone

Essendo partita alle 6.30 per essere alle 7 a mangiare del modesto salmone svedese nel sistema commerciale più organizzato del mondo, ho passato il resto della giornata leggendo i libri finti della libreria Billy.

Taglia qui taglia là


Non dite a Natalie e China, e alle altre nobildonne in gramaglie di via Gradoli, che da queste parti si taglia un po’ di tutto, persino in ospedale. Meglio precisare che l’obiettivo principale (oltre alle pause pranzo e ai fuochi d’artificio) è il mondo della cultura dove si rincorrono più ipotesi:

e se il Mittelfest diventasse biennale o triennale (Saro permettendo)? E se il Far east diventasse near (Honsell permettendo)? E se al Css si togliessero gli spettacoli e si lasciassero i servizi (Reitani permettendo)? E se in Castello si facessero miniappartamenti (parlarne con Gallerini)? E se di Vicino Lontano restasse solo il vicino (chiedere anche alla Malisani)? E se a Villa Manin andasse a dormire Tondo nel letto di Napoleone (pagando Cainero)? E se Friuli doc si limitasse al doc (chiedere a Fontanini)? Basta festival, basta rassegne, basta déjeuner avec l'herbe al parco del Rivellino (passare lo spino a Molinaro)! Basta orchestrali e avanti orchestrine! Sdrindule ringrazia.


Fanulloni


I dipendenti pubblici utilizzano la pausa pranzo, nell’ordine, per: fare sesso, fare la pennichella, fare la spesa, fare caciara, farsi una bruschetta, farsi un tiro, farsi un giro, farsi un collega, farsi le lasagne, farsi un trans, fare un pisolo, farsi un film. Questa l’evidente opinione del ministro di Avellino che vuole abolirla; il presidente Fontanini, al grido “Mole il bevi”, la vuole allungare alla sola condizione che si beva vino Friulano.


La fatica di vivere


Stramazzata al suolo da Pinter e ripresami con Solenghi, ma martoriata da una orchestra mitteleuropea, chiedo ai Signori della Corte di mandare per sempre in esilio tutta la cosiddetta cultura locale e di chiamare definitivamente Tarantino (Bastardi senza gloria) a far piazza pulita (Bill Kill) dei presidenti e amministratori pubblici per hanno cacciato questa terra nello spazio dell’irrilevanza. Invito i Signori della Corte ad esaminare anche la documentazione relativa a una campagna di promozione del vino locale dal titolo Mole il bevi (definizione che ha subito soppiantato il tradizionale cin cin) e una di sicurezza stradale rubricata sotto il titolo Piede facile.

Se qualche giudice vorrà dare un occhio a tutto questo sappia che sono una persona non informata sui fatti.


Riverberi

Nel capello finto del presidente è stata rinvenuta una forte dose di cocaina impoverita al punto da risultare lacca.

Noi che l'erba

Quei gentiluomini e gentildonne che d’estate si ritrovano per déjeuner sur l’herbe nel parco del Rivellino, un vero melting pot di sostanze musicali, hanno celebrato a Udine lo spaccing day di addio alla manifestazione (pare dirottata verso la più tollerante e accogliente penisola iberica) con l’avallo di un buon numero di firmatari seriali per i quali il Rototom è evidentemente un giochino messo in piedi da quelle visionarie delle sorelle Montessori. Tra i firmatari la Serracchiani, Marino, Englaro, Ovaia, Vauro, Ruotolo, don Ciotti, Giuliani. Spicca l'assenza del radical right Saro.

KULTUR

Ah! La cultura! Die Kultur, da qui a poco. E’ in dirittura d’arrivo direttamente da Brescia l’ex direttore germanista di quel teatro là, che viene adesso a farlo qua. La cosa potrebbe catalogarsi come un normale avvicendamento se non fosse che il fatto che sarebbe venuto a Udine lo sapessero tutti. Michele Mirabella, past Direktor e massimo esperto catodico di reumatismi, ha duellato con il presidente del teatro Mizzau (travestito da Reitani, detto il Germanista) pur sapendolo anch’esso. E sin qui tutto bene. Il fatto è che il germanista Lievi, pur sapendo che sarebbe venuto a Udine, ha duellato a sua volta con la presidenza bresciana che non gli ha rinnovato l’incarico così come lui e tutti quanti sapevano. Come direbbe Shasperkeare: a nice comedy of errors.

ITALIA: QUEL PAIS!


Sapevamo chi fossero gli utilizzatori finali, adesso sappiamo anche chi sono quelli iniziali.

Ce la sentivamo da un po’ che quei porconi di Stefano e Dolce e la Mariuccia e i giorgi, Donatella e tutti quegli smandrappati che occupano a Milàn il cosiddetto quadrilatero più fashion del mondo sono dei pre magnaccia. Lo si capiva subito dalle loro creazioni da budoir, ispirati e ispiratori di una società pecoreccia popolata da modelle papparazzate, siliconate, anoressiche, attratte come mosche dai tenutari di capitali russi e anche nostrani in grado di assicurate una comparsata in tivvù.

Adesso sappiamo definitivamente che quei balconcini animalier e le guepiere senza stecche (più femminili, dicono i femminielli di quel made in Italy che ha portato noi mafiosi e spaghettari in tutto quel quel mondo dove eravamo/siamo più noti per i mitra e l’eroina stivati nelle custodie di viole, violini e violoncelli come tengono a precisare i cinematografari nostrani) sono, non ispirazione dettata dal mercato o da quei fascinosi trend che percorrono la moda, ma il risultato del fango in cui sguazziamo noi italiani.

Lo hanno detto a una sol voce il FT (Financial Times, per i non addetti allo snobismo) e l’Herald Tribune, due testate alle quali normalmente guardiamo con reverenziale rispetto (compliance) per via del loro politically correct che non contempla che la parola più cliccata al mondo sia sex, materia correlata, dalle caverne in su, a money e power.

L’assunto dei due giornali londinesi, per i quali l’Italia è un crogiuolo di battone e rispettivi clienti (gli uni senza gli altri non potrebbero, per inciso, esistere) è che sulle passerelle milanesi sono transitati straccetti hight cost e politicamente scorretti ispirati/causati dai sex gate dei nostri governanti.

Tradotto in lingua di provincia significa che il pappa&ciccia dei nostri presidenti (paese che vai, presidente che trovi, ndr) con il sesso femminile (donne è una parola ormai desueta) ha indotto il fashion system a ispirarsi a quel variopinto mondo che ha trovato il suo degno epigono nell’avvocatessa sorpresa avant’ieri, a raccogliere penne e pene ai piedi del suo cliente galerizzato.

Vorrei dire a quelli di FT e dell’Herald (da voyeur a voyeur) che la carta vincente della catena spagnola di abbigliamento più trendy del momento che fa sentire, noi di provincia, dressed to kill con 49,90 euri, è la capacità di copiare creativamente i depravati stilisti del made in Italì. Così accade, cari amici di FT and Herald (che è il nome, con tutto il rispetto per i lettori di sua maestà, del dog dei miei vicini di casa), che non solo le passerelle milanesi esibiscono e danno forma al degrado morale di questo paese, ma che anche gli armadi delle eterne ragazze di Terenzano, Duino, AzzanoX, Cormons e Cinisello Balsamo straripano di scarpe sadomaso a 79,90 euri, camiciole vedo non ti vedo da 34,99, reggiseni push up che ti aggiungono tre misure con 9,90 e un armamentario di borchie e veli caserecci e cheap che rendono le ragazze di ogni continente, a lor (them) dire, delle battone in divenire. Noi ragazze caracolliamo sui tacchi dodici per sedurre gli uomini (così siamo programmate: in fondo il nostro compito è di fare bambini, missione raggiungibile solo attraverso rapporti etero molto ravvicinati) e per dimostrare alle altre donne che sappiamo sedurre (portando via loro gli uomini a colpi di sputtanamenti).

Così ci hanno insegnato il cinema, la letteratura, la televisione, i giornali e se vogliamo anche le assemblee sessantottine (nota autobiografica, ndr) dove aveva la meglio la studentessa che si infilava nel sacco a pelo del rettore o del leader in transition, sancendo in un sol colpo il mai abbastanza indagato rapporto tra sesso e potere che ha sin qui impedito di dare una risposta netta alla domanda su chi usa chi.

E’ la ragazza che si ficca, a pagamento, nel letto del fascinoso politico di passaggio che lo adopera (nessuno le mette una pistola alla tempia) per denaro, piacere e gratificazione (e anche potere sessuale, se ne parli, please) o è lui che se ne serve per dimostrarli? Il potere, per chi lo esercita e lo condivide, qui e altrove, è un afrodisiaco portentoso. E allora, se mettiamo tutte queste considerazioni in fila, ne facciamo una moderata sintesi, adottiamo la risoluzione secondo la quale al signor Murdoch, al signor De Benedetti e a tutti gli editori ed autori del mondo parlare di sesso fa aumentare lettori e spettatori (quindi denaro e potere!), concludiamo che in tempi grami come questi “chi fa sesso con chi”, sapendo già il perché, è un gioco di società di cui, come disse Fred a Rossella O’ Hara, francamente me ne infischio.

Cultura in miseria

Taglia qua, taglia là, alla fine la cultura resta quasi a bocca asciutta. Si rincorrono le ipotesi: e se il Mittelfest diventasse biennale o triennale? E se il Far east diventasse near east? E se al Css si togliessero gli spettacoli e si lasciassero solo i servizi? E se in Castello si facessero miniappartamenti? E se di Vicino Lontano restasse solo il vicino? E se a Villa Manin andasse a dormire Tondo nel letto di Napoleone? E se Friuli doc si limitasse al doc? E se la Barcolana diventasse una barcolina? E se a Pordenone non si leggesse più? E se la storia di Goriza divenisse una fotocopia? Basta festival, basta rassegne, basta déjeuner sur l'herbe al parco del Rivellino! Basta orchestrali e avanti orchestrine! Sdrindule ringrazia.

Effetto Brunetta

I dipendenti pubblici utilizzano la pausa pranzo, nell’ordine, per: fare sesso, fare la pennichella, fare la spesa, fare caciara, farsi una bruschetta, farsi un tiro, farsi un giro, farsi un collega, farsi le lasagne, fare un pisolo, farsi un film. Questa l’evidente opinione del ministro di Avellino che vuole abolirla; il presidente Fontanini, al grido “Mole il bevi”, la vuole allungare. Frico e polenta per tutti.

Panebianco docet

Agenda. Dire a Saro che ha ragione e che il bipolarismo fallirà/finirà. Dire a Tondo che ci presenti il suo amico Caccitti, dire a Honsell che il ’68 è tramontato, dire a Collino che se perde il seggio di Bruxselles ne troverà un altro dalle nostre parti, dire alla Serrachiani di smetterla, dire a Riccardi di cambiare fotografo, dire a Englaro che non è Loris Fortuna, dire a Molinaro che in futuro il soprintendente del teatro di Udine sarà una donna nera, lesbica, comunista ed ebrea, dire a Garlatti che ho conosciuto un suo compagno di baldorie, dire a Pizza che vive in tempi che gli sono favorevoli, dire a Bertossi di farsi dire da Saro che il bipolarismo finirà, dire a Illy che è tempo che ritorni tra noi.

Sbandate


Noi che l’A1 era un disco nel juke box e che abbiamo i segni dei vaccini sul braccio, siamo pieni di Das (Seasonal Affective Disorder Sindrome Affettiva Stagionale) da quando Saro sta a sinistra come Fini, la Serracchiani a destra come Saro, Molinaro di qua e di là come Fontanini, Tondo al centro come Molinaro, Honsell a sinistra come Tondo, Bertossi ovunque come Honsell, Gottardo a destra come Moretton, Fontanini a sinistra come Riccardi, Tondo a destra come Honsell, Moretton a sinistra come Saro. Ma perché hanno fatto le primarie?


Il mistero del giornale scomparso


Il free press E Polis continua a perdere copie: sono state rinvenute in gran numero e visibilmente abbandonate nel forno di una cucina a Majano e nel reparto attrezzi per la casa della ferramenta di Città Fiera.


Referenze


Essendo un’apparente dioningina che scrive fanfiction sull’uranismo e una fandom del Comune sento che non avevo nessuna chance di fare la direttora artistica del teatro nuovo GdU.

Ombre del caso Marazzo

Si segnala in provincia di Udine, nei pressi di un noto convento, un gruppo transpartitico di transfughi della politica di sinistra, destra, centro, transitare transitoriamente, grazie a un progetto transfrontaliero, oltre le transenne del convento medesimo. Dopo una transazione con una badessa transgenica hanno stabilito che per ora non laborant. Sic transit gloria mundi.

Dove lo mettiamo il cimitero islamico?

Nella sala del commiato di Paderno è stata notata una starlette della politica nostrana confabulare con l’ex assessore Moretton con lo sguardo fisso verso la Mecca.

Panettoni e fioriere

Via Stringher, chiusa, via Stringher un po’ aperta, via Stringher così così, via Stringher via di lì. Eppoi tutti a mangiare la pizza.

PD: questione d'immagine

A urne chiuse, a segretario eletto (ma non candidato premier, boh!), a frangetta ridimensionata, chiedo pubblicamente chi sia il famigerato comunicatore democratico, ma così democratico da usare, come segno distintivo delle primarie, una molletta per i panni. Non un oggetto di design, non qualcosa di trendy che avrebbe fatto fare salti di gioia al modaiolo Veltroni in quaresima, ma quell’arnese che da queste parti noi chiamiamo čhapìn. Che è un oggetto di miseria, che per giunta nemmeno tiene le lenzuola che ormai finiscono direttamente in asciugatrice. Un čhapìn in casa nostra è una cosa da occultare per decenza, se poi è di legno, da buttare ogni tot perché salta la molletta. E se un čhapìn non riesce a tenere nemmeno se stesso come fa a tenere un partito o un elettore? La prossima volta, meglio sarebbe buttarla sulla “Cosa 3” che almeno sembra qualcosa dove puoi ricaricarti la scheda del telefonino.

Appaiono nelle librerie numerosi titoli di autori locali...

Sia mai che ci si decida di buttarsi sui classici russi e iniziare da Tolstoj perchè ci è rimasto in testa, dai tempi del liceo, Guerra e Pace. Invece del tomo di 1.638 pagine, il libraio ci rifilerà l’esile fatica (!) di Alessandra la leghista, ora al soldo di franceschiello, ma pronta a giurare sulle foci del Tagliamento, a primarie concluse e a contingenza in atto, che Bersani lei lo amava ancor prima della sbandata per Bossi. A nulla varranno le rimostranze della Deb /dem, anche lei saldamente presente sugli scaffali con Il coraggio che manca dove sostiene, cestinando nientemeno che il concetto gramsciano della teoria e prassi, che il Pd la schifa. Le due proto marxiste narcisiste devono vedersela – se vogliono restare nella top ten (e se lo vogliono!!) – anche con Beppino Englaro che le insidia con il suo La libertà e la vita, titoletto di poche pretese che rimesta, se mai ce ne fosse bisogno, nel tabù dei tabù. Insomma, dopo anni di penuria le librerie sono sommerse da un profluvio di parole di friulani in cerca di gloria e a noi non rimane altro, compilate le dieci domande da sottoporre al verduraio (non basta chiedere zucchine, bisogna anche chiedergli come va la prostata e altre amenità del genere altrimenti ci dà della fascista), che metterci un papellino in testa e andare là dove ci porta il cuore.


A Udine si và a 20 all'ora

Coinvolti nell’azione di sputtanamento messa in atto dalle neo redazioni B&B (Bed&Berlusconi) dei giornali internazionali, è sfuggita la notizia che gli esperti di mobilità del mondo, riuniti a Stoccolma, hanno concluso che non ne saltiamo fuori dal problema dell’inquinamento urbano se non facilitiamo lo scorrimento delle auto. In subordine si facciano metropolitane. Chi si trovasse a passare in auto da via Stringher a 20 chilometri all’ora, per sistemarsi la coscienza ecologica si infili nel parcheggio di piazza Venerio e aspetti di scendere, prima o poi, alla stazione di Paparotti, direzione Palmanova.