29 dicembre 2008

SARO-HONSELL 0-1


E bravo Honsell! L'invito a leggere Il Manoscritto di Brodie di Borges (che tra l'altro essendo una raccolta di racconti obbliga a leggerseli tutti, 11, per trovare il riferimento che - tra l'altro - sta proprio in quello che dà il titolo al libro) è stata una gran mossa. Che meraviglia se fosse seguito un duello a colpi di penna e di citazioni! Tu pensi che io sia un Mlch o un Nr o un Kroo? Leggiti Doblin! E tu và a pagina 43 di Alan Bennet... Si vede che di Saramago non hai letto Cecità, eppure sta dalla tua parte!

Che piacere, che emozione, che peccato!

(Il Manoscritto di Brodie di J.L.Borges Biblioteca Adelphi 22.000 lire - a suo tempo. In copertina, di Petro Figari, L'uomo che si pavoneggia)


Senatore,
con periodicità continuano i Suoi attacchi alla mia persona. Che Lei affronti il tema di Mittelfest, dell’Università o del Comune, poco importa: a Suo avviso, la gestione “è disastrosa” e la colpa, sempre, “è unicamente dell’ex-rettore”. I Suoi attacchi però non riportano ragionamenti o dati esatti (anche gli ultimi non sono corretti), ma soltanto accuse e insinuazioni, quasi feroci.

Mi fanno venire in mente quel mondo sciagurato, descritto da Borges, nel Manoscritto di Brodie, dove gli uomini ormai ridotti a bruti, per attirare l’attenzione, si lanciano manate di fango.
Di solito accade che il giorno successivo alla Sua uscita, puntuali, i giornalisti mi chiedano se voglio replicare. Io rispondo sempre, “No, grazie”. Lei infatti non gioca la sua partita, ma cerca invece un mio “fallo di reazione”, e loro cercano di immortalarmi nell’atto di compierlo. È una ben triste commedia, quella di trascinarmi in una zuffa, che si ripete da quando ho vinto le elezioni al Comune di Udine.
Così preferisco rivolgerLe un invito: a smetterla con il fango. Penso che i friulani vogliano una politica più elevata, dove al posto delle insinuazioni, delle calunnie e delle parole, si agisca in positivo. Penso che i friulani, vista la situazione, si attendano dai parlamentari e dagli amministratori lo stesso atteggiamento che ebbero nel post-terremoto Bressani, Santuz, Fortuna, Baracetti, Colomba, Scovacricchi, alla Camera e Tonutti, Burtulo, Beorchia e Toros al Senato, se ricordo bene, quando seppero trovare le ragioni dell’unità per il Friuli e per l’università nonostante la spaccatura in Regione (Comelli era presidente con un solo voto di maggioranza visto che i socialisti erano usciti). Un’azione sollecitata dalla società civile, dalla Chiesa, dalle categorie, della quale i friulani vanno ancora orgogliosi.
Lei ha molte cose da insegnare: non si abbassi più alle insinuazioni fangose come quelle del 6 e del 27 dicembre sull’Università di Udine.
Questa sarà la prima e ultima volta che Le rispondo. E lo farò in modo pacato. La gestione di un’università si misura dai risultati ottenuti. Provi a guardare le classifiche del Censis sulla qualità della ricerca e didattica, e quelle di Almalaurea sull’occupazione dei laureati. Durante i miei anni di rettorato, molte facoltà sono state tra le prime in Italia (per la prima volta nella storia dell’Università) e i nostri laureati hanno avuto tempi di ingresso nel mondo del lavoro in media molto più bassi che altrove. Decine sono stati i brevetti e i progetti europei realizzati.
È vero: io ho la responsabilità, assieme a tanti altri, di aver fatto crescere l’università di Udine. Sono arrivato qui nel 1989. Non avevo nemmeno la scrivania allora, gli studenti non raggiungevano i diecimila (a Trieste erano quasi il triplo) e nessun ricercatore aveva ancora realizzato un progetto europeo. I giovani friulani lasciavano il Friuli a migliaia. Oggi gli studenti sono raddoppiati, ce ne sono più che a Trieste, e la nostra università è nota in Europa. È vero: ho fatto in modo di tenere aperti tanti corsi e di mantenere la nostra presenza sul territorio. Ho attivato tante borse di dottorato e di studio, ho assunto tanti ricercatori e precari. I soldi sono sempre stati pochissimi, andavano sempre in misura maggiore alle università più antiche anche se meno virtuose. Ma ce l’abbiamo sempre fatta, malgrado il sottofinanziamento e le tante promesse non mantenute di ministri di destra e di sinistra di colmarlo. Per farcela abbiamo dovuto trovare fondi in Europa, in Regione (il presidente Tondo nel suo primo mandato aumentò di un miliardo di lire il finanziamento alle università, altri aumenti li fecero Illy e Cosolini), dalle imprese, dagli istituti di credito e dalle fondazioni, dalle associazioni di categoria. La situazione è sempre stata molto difficile: non l’ho mai nascosto a nessuno, nemmeno a Lei.
Glielo dissi la prima volta nel 2003 e Lei mi diede anche alcuni consigli su come convincere l’allora ministro Moratti a resistere agli assalti delle università meno virtuose. Ma come Le spiegai già allora, gli aumenti stipendiali non li decidono le università, sono decisi per legge e, a differenza di quanto accade per altre categorie di personale ministeriale, ricadono sui bilanci delle università. L’università di Udine ce l’ha sempre fatta, però. E con le carte in regola: i bilanci sono stati approvati quasi sempre all’unanimità, così come hanno avuto il via libera dai revisori dei conti. E i bilanci consolidati sono sempre stati in attivo. Credo che nel 2008 chiuderanno con oltre 7 milioni! I riferimenti che Lei fa sono al bilancio dell’amministrazione centrale e non a quello dell’intero Ateneo. Lei dimentica sempre di citare il bilancio dei dipartimenti. Dal 1993 la divisione dei due bilanci è un fatto puramente interno. Diversamente da altri atenei, i nostri dipartimenti ricevono tutti i servizi gratuitamente dall’amministrazione centrale.
Quest’anno la situazione è aggravata solo per il fatto che il decreto Tremonti invece di riequilibrare o di aggiungere risorse ha, di fatto, tagliato i fondi a tutte le università. Inoltre quest’anno si sono aggiunte spese di personale supplementari per una causa di lavoro che ha origini da una legge del 1999 (quando io non ero nemmeno prorettore) ed è stato aumentato per legge l’importo delle borse di dottorato (cosa peraltro corretta).
Certo, se l’Università di Udine invece di crescere fosse rimasta nana o non ci fosse stata proprio, Tremonti, e insieme a lui - mi sembra di capire - anche Lei, avreste gioito. Ma Le rivolgo ugualmente un appello: diamoci invece da fare perché il Governo si decida a dare all’ateneo di Udine quello che gli spetta. E se proprio vuole attaccarmi ancora, si rilegga prima Borges.

Con rispetto
Furio Honsell,
Sindaco di Udine

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