La considerazione di cui gode un territorio da parte delle autorità nazionali si misura, in gran parte, dai collegamenti di cui viene dotato. E' un'antica storia della quale furono maestri e precursori gli antichi romani che, se volevano valorizzare una loro regione, la facevano attraversare da una importante via di comunicazione.
C'è un paesino, a 1.850 di altitudine sulle montagne Svizzere, che quando nel 1800 un tal Badrutt pensò di valorizzare costruendoci imponenti e lussuosissimi alberghi fece precedere la sua speculazione immobiliare dalla costruzione di tre vie di comunicazione: una che collegava il paesino (che si chiama Sankt Moritz) con l'Italia attraverso il Passo del Maloja, una con l'Austria e una con Zurigo. Non pago, herr Badrutt si attivò perchè ci fosse anche una ferrovia (impresa non semplicissima da realizzare a quelle altitudini) e, subito dopo, un aeroporto. Sistemati gli accessi costruì quegli alberghi che oggi sono conosciuti in tutto il mondo. La storiella serve a dire che senza collegamenti una zona non può e non potrà mai decollare. E se nei primi anni del novecento Francis Scott Fritzgerald o Truman Capote o Hermann Hesse e Proust e Nietzsche e mezza Hollywood andavano a svernare o a passare le acque a Sankt Moritz era sì perchè trovavano case e alberghi degni di loro, ma soprattutto perchè ci arrivavano con le loro decapotabili oppure con il treno che partiva da Milano o con l'aereo e il treno che li aveva portati a Zurigo o con i primi bimotori che atterravano e ripartivano a un paio di chilometri dalla loro meta. Le vie di comunicazione hanno portato su quei quasi 2.000 metri di altezza tutta una serie di servizi: ospedali di prim'ordine, cliniche, servizi postali e via dicendo. Il tutto oltre un secolo fa. L'obiettivo attuale di quelle autorità (Cantone dei Grigioni) è di incrementare i collegamenti e non c'è anno in cui non si aggiunga una tratta ferroviaria, un servizio di pullman, un nuovo volo e che le strade non vengano ampliate (e parliamo di passi alpini). Il risultato è, orrore degli orrori, che ormai decine di treni e di pullman scaricano a Sankt Moriz centinaia di giapponesi, americani, arabi, inglesi, russi e via dicendo. Se gli chiedete perchè sono lì vi risponderanno che non è stato difficile arrivarci e l'Engadina è così vasta che è impossibile trovarci una coda.
Due settimane fa, e questa è storia personale, sono stata a Salisburgo in treno da Udine via Villach. Il treno proseguiva per Vienna e ho passato oltre un'ora a programmare un prossimo viaggio (incursione l'ho chiamata, ahimè) nella capitale austriaca chiedendomi come fosse possibile disporre di un treno sottocasa e di non utilizzarlo con maggior frequenza.
Tre giorni fa sono stata, sempre in treno, a Milano. Ho perso le coincidenze a Mestre sia in andata che in ritorno (lavori sulla Trieste- Udine in andata e neve sulla Milano-Torino al ritorno). Complessivamente, su 48 ore ne ho trascorse 12 e passa in treno rimuginando che non è possibile vivere in una città priva di collegamenti.
E non sapevo ancora che in treno a Vienna non ci potrò più andare (e nemmeno a Villaco dove ci sono le coincidenze per Monaco, Zagabria e il resto d'Europa) e che per Milano tutto diventa ancor più complicato. Se poi volessi prendere un aereo potrei giovarmi dei numerosi voli che da Ronchi dei Legionari portano a Malpensa cioè a Varese dove però non conosco nessuno e non avrei niente da fare. Pare comunque che sarà più semplice andare a Buttrio. E' questa è una gran consolazione.
C'è un paesino, a 1.850 di altitudine sulle montagne Svizzere, che quando nel 1800 un tal Badrutt pensò di valorizzare costruendoci imponenti e lussuosissimi alberghi fece precedere la sua speculazione immobiliare dalla costruzione di tre vie di comunicazione: una che collegava il paesino (che si chiama Sankt Moritz) con l'Italia attraverso il Passo del Maloja, una con l'Austria e una con Zurigo. Non pago, herr Badrutt si attivò perchè ci fosse anche una ferrovia (impresa non semplicissima da realizzare a quelle altitudini) e, subito dopo, un aeroporto. Sistemati gli accessi costruì quegli alberghi che oggi sono conosciuti in tutto il mondo. La storiella serve a dire che senza collegamenti una zona non può e non potrà mai decollare. E se nei primi anni del novecento Francis Scott Fritzgerald o Truman Capote o Hermann Hesse e Proust e Nietzsche e mezza Hollywood andavano a svernare o a passare le acque a Sankt Moritz era sì perchè trovavano case e alberghi degni di loro, ma soprattutto perchè ci arrivavano con le loro decapotabili oppure con il treno che partiva da Milano o con l'aereo e il treno che li aveva portati a Zurigo o con i primi bimotori che atterravano e ripartivano a un paio di chilometri dalla loro meta. Le vie di comunicazione hanno portato su quei quasi 2.000 metri di altezza tutta una serie di servizi: ospedali di prim'ordine, cliniche, servizi postali e via dicendo. Il tutto oltre un secolo fa. L'obiettivo attuale di quelle autorità (Cantone dei Grigioni) è di incrementare i collegamenti e non c'è anno in cui non si aggiunga una tratta ferroviaria, un servizio di pullman, un nuovo volo e che le strade non vengano ampliate (e parliamo di passi alpini). Il risultato è, orrore degli orrori, che ormai decine di treni e di pullman scaricano a Sankt Moriz centinaia di giapponesi, americani, arabi, inglesi, russi e via dicendo. Se gli chiedete perchè sono lì vi risponderanno che non è stato difficile arrivarci e l'Engadina è così vasta che è impossibile trovarci una coda.
Due settimane fa, e questa è storia personale, sono stata a Salisburgo in treno da Udine via Villach. Il treno proseguiva per Vienna e ho passato oltre un'ora a programmare un prossimo viaggio (incursione l'ho chiamata, ahimè) nella capitale austriaca chiedendomi come fosse possibile disporre di un treno sottocasa e di non utilizzarlo con maggior frequenza.
Tre giorni fa sono stata, sempre in treno, a Milano. Ho perso le coincidenze a Mestre sia in andata che in ritorno (lavori sulla Trieste- Udine in andata e neve sulla Milano-Torino al ritorno). Complessivamente, su 48 ore ne ho trascorse 12 e passa in treno rimuginando che non è possibile vivere in una città priva di collegamenti.
E non sapevo ancora che in treno a Vienna non ci potrò più andare (e nemmeno a Villaco dove ci sono le coincidenze per Monaco, Zagabria e il resto d'Europa) e che per Milano tutto diventa ancor più complicato. Se poi volessi prendere un aereo potrei giovarmi dei numerosi voli che da Ronchi dei Legionari portano a Malpensa cioè a Varese dove però non conosco nessuno e non avrei niente da fare. Pare comunque che sarà più semplice andare a Buttrio. E' questa è una gran consolazione.
Very nice blog.
RispondiEliminaBeautiful pictures and unique.
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Keep blogging.
Happy holiday.
Peace on earth.
Lo sapevamo da tempo di essere completamente isolati e che l'Italia finisce a Mestre.
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