14 dicembre 2008

TRENITALIA E IL FRIULI


La considerazione di cui gode un territorio da parte delle autorità nazionali si misura, in gran parte, dai collegamenti di cui viene dotato. E' un'antica storia della quale furono maestri e precursori gli antichi romani che, se volevano valorizzare una loro regione, la facevano attraversare da una importante via di comunicazione.
C'è un paesino, a 1.850 di altitudine sulle montagne Svizzere, che quando nel 1800 un tal Badrutt pensò di valorizzare costruendoci imponenti e lussuosissimi alberghi fece precedere la sua speculazione immobiliare dalla costruzione di tre vie di comunicazione: una che collegava il paesino (che si chiama Sankt Moritz) con l'Italia attraverso il Passo del Maloja, una con l'Austria e una con Zurigo. Non pago, herr Badrutt si attivò perchè ci fosse anche una ferrovia (impresa non semplicissima da realizzare a quelle altitudini) e, subito dopo, un aeroporto. Sistemati gli accessi costruì quegli alberghi che oggi sono conosciuti in tutto il mondo. La storiella serve a dire che senza collegamenti una zona non può e non potrà mai decollare. E se nei primi anni del novecento Francis Scott Fritzgerald o Truman Capote o Hermann Hesse e Proust e Nietzsche e mezza Hollywood andavano a svernare o a passare le acque a Sankt Moritz era sì perchè trovavano case e alberghi degni di loro, ma soprattutto perchè ci arrivavano con le loro decapotabili oppure con il treno che partiva da Milano o con l'aereo e il treno che li aveva portati a Zurigo o con i primi bimotori che atterravano e ripartivano a un paio di chilometri dalla loro meta. Le vie di comunicazione hanno portato su quei quasi 2.000 metri di altezza tutta una serie di servizi: ospedali di prim'ordine, cliniche, servizi postali e via dicendo. Il tutto oltre un secolo fa. L'obiettivo attuale di quelle autorità (Cantone dei Grigioni) è di incrementare i collegamenti e non c'è anno in cui non si aggiunga una tratta ferroviaria, un servizio di pullman, un nuovo volo e che le strade non vengano ampliate (e parliamo di passi alpini). Il risultato è, orrore degli orrori, che ormai decine di treni e di pullman scaricano a Sankt Moriz centinaia di giapponesi, americani, arabi, inglesi, russi e via dicendo. Se gli chiedete perchè sono lì vi risponderanno che non è stato difficile arrivarci e l'Engadina è così vasta che è impossibile trovarci una coda.
Due settimane fa, e questa è storia personale, sono stata a Salisburgo in treno da Udine via Villach. Il treno proseguiva per Vienna e ho passato oltre un'ora a programmare un prossimo viaggio (incursione l'ho chiamata, ahimè) nella capitale austriaca chiedendomi come fosse possibile disporre di un treno sottocasa e di non utilizzarlo con maggior frequenza.
Tre giorni fa sono stata, sempre in treno, a Milano. Ho perso le coincidenze a Mestre sia in andata che in ritorno (lavori sulla Trieste- Udine in andata e neve sulla Milano-Torino al ritorno). Complessivamente, su 48 ore ne ho trascorse 12 e passa in treno rimuginando che non è possibile vivere in una città priva di collegamenti.
E non sapevo ancora che in treno a Vienna non ci potrò più andare (e nemmeno a Villaco dove ci sono le coincidenze per Monaco, Zagabria e il resto d'Europa) e che per Milano tutto diventa ancor più complicato. Se poi volessi prendere un aereo potrei giovarmi dei numerosi voli che da Ronchi dei Legionari portano a Malpensa cioè a Varese dove però non conosco nessuno e non avrei niente da fare. Pare comunque che sarà più semplice andare a Buttrio. E' questa è una gran consolazione.

2 commenti:

  1. Very nice blog.
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  2. Lo sapevamo da tempo di essere completamente isolati e che l'Italia finisce a Mestre.

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