5 dicembre 2008

DINAMO ZAGABRIA A MERENDA


Non solo la città può vantare l’unico traliccio di Natale esistente sul pianeta ma anche rivendicare un portentoso senso di ospitalità manifestato con la sobria accoglienza al manipolo di hooligans croati al seguito della loro squadra. L’idea di per sé non era infelice: invece di lasciarli scorazzare in città li blindiamo sotto un gazebo in piazza Primo Maggio e da lì li spediamo direttamente allo stadio.
Non è che quella piazza l’altro giorno fosse esattamente tranquillizzante con la polizia (giustamente) schierata al gran completo e con ampio armamentario, ma ciò che lasciava interdetti era l’improvvida distribuzione di prosciutto, vini e birra doc.
Non è per essere razzisti o classisti ma, a occhio e croce, era immaginabile che quei crani rasati non potessero essere equiparati a dei pacifici turisti da dover fidelizzare con leccornie del posto. Tant’è che ai baristi era stato fatto divieto di alimentare il tasso alcolico dei giovinastri che comunque, come i loro colleghi inglesi, avevano pensato bene di portarsi le provviste da casa.
Invece di infilare nei pullman i trolley di Vuitton con i cachmerini di ricambio, i nostri eroi croati hanno sistemato nella cambusa quanta più birra e vino potesse accogliere e, allietati dalla buona compagnia, sono sbarcati in piazza Primo Maggio dove, sorpresa! non solo hanno trovato pane e grissini per i loro denti e stomaci, ma anche quel rinforzo alcolico che normalmente viene negato nelle città che ospitano le loro rocambolesche trasferte.
Non è che ci voglia molto per conoscere le prodezze dei nazitifosi della Dinamo che nella loro città sono guardati a vista da cecchini e guardie scelte, certo è che l’accoglienza è stata pari a quella che potrebbe essere riservata a un gruppo di pellegrini sulla via della Madonna nera di Cracovia e che normalmente sono costretti a mangiarsi la mortadella sulla riva del Castello.
Gli esuberanti ragazzi, ben pasciuti, non hanno comunque resistito alla tentazione di compiere qualche razzia e, allo stadio - com’è e come non è - , ci sono entrati con tutto il loro armamentario di petardi necessari a sottolineare la loro gioiosa presenza.
Se non fosse che la partita è stata ripresa nonostante il puzzo di polvere da sparo, Udine avrebbe potuto dire di aver subìto il danno e la beffa. Nel parapiglia, e grazie forse anche al rimbocco di alcol per mano locale e benedizione pubblica, uno dei tizietti è volato giù dagli spalti e qualcuno, per un motivo o per l’altro, si è anche fatto un supplemento di gita dalle parti di via Spalato ed è proprio una fortuna che non abbiano avuto a portata di mano un albero di Natale da saccheggiare.
Storia di ordinaria tifoseria e di ordinaria ospitalità.

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