L’arcivescovo mons. Mazzocato, ha visitato l’Ospedale di Udine dove ha sottolineato come questo debba essere il luogo in cui “passa la frontiera della difesa della dignità della persona. Un valore non negoziabile questo, perché ognuno di noi è il perno che sostiene la civiltà e la qualità del vivere civile”. Chissà se è stato anche scortato nel Reparto cuore palliative e gli è stato detto che quello è un optional che si apre e si chiude a seconda della presenza o assenza di medici e infermieri. Chissà se è stato informato che degli ammalati terminali saranno mandati a casa perché, come nelle scuole e nelle fabbriche, il reparto chiuderà per ferie così come era avvenuto la scorsa estate quando la chiusura si era protratta per due mesi. Forse gli è stato detto, con una buona dose di malafede, che la chiusura è considerata un “regalo” ai pazienti e ai famigliari che così potranno trascorrere “serenamente” le feste di Natale. Omettendo, ritengo, che ci siano famiglie che in questo modo vivranno un’ulteriore tragedia nelle tragedie e ammalati che vogliono solo restare in pace e non costretti a trasferte in ambulanza verso destinazioni non attrezzate, tecnicamente e psicologicamente, ad accoglierli. Lo stesso Papa la scorsa settimana ha parlato del valore delle cure palliative spiegando come “la prevalente mentalità efficientistica tende spesso a emarginare gli ammalati terminali ritenendoli un peso e un problema per la società” aggiungendo l’importanza delle strutture “che pongono al centro del proprio impegno la cura e l’accoglienza premurosa dei malati e dei loro familiari, in consonanza a quanto insegna la Chiesa, la quale, attraverso i secoli, si è sempre mostrata come madre amorevole di coloro che soffrono nel corpo e nello spirito”. Da quando la stampa ha dato notizia della prossima chiusura del reparto dell’ospedale di Udine per le feste natalizie, nessuna voce si è alzata a protestare, a contestare, a mettere in discussione una scelta che relega le cure palliative tra gli interventi voluttuari. Bisogna riflettere su questa assenza della politica e della cultura che suggerisce la salute, in quanto istituzione, un ambito intoccabile. Ci vorrebbe un po’ più di coraggio ma, e chi governa la materia ben lo sa, questo è un tema che è più opportuno eludere perché un giorno potrebbe essere vantaggioso a noi o ai nostri cari, essersi dimostrati compiacenti e concilianti. Dignità dell’ammalato e della sua famiglia, efficientismo pericoloso, solidarietà, risuonano ormai solamente tra gli uomini di fede. E, come spesso accade a questa categoria, il più delle volte, inutilmente.
Vanno meglio le cose in Puglia:
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