Sapevamo chi fossero gli utilizzatori finali, adesso sappiamo anche chi sono quelli iniziali.
Ce la sentivamo da un po’ che quei porconi di Stefano e Dolce e la Mariuccia e i giorgi, Donatella e tutti quegli smandrappati che occupano a Milàn il cosiddetto quadrilatero più fashion del mondo sono dei pre magnaccia. Lo si capiva subito dalle loro creazioni da budoir, ispirati e ispiratori di una società pecoreccia popolata da modelle papparazzate, siliconate, anoressiche, attratte come mosche dai tenutari di capitali russi e anche nostrani in grado di assicurate una comparsata in tivvù.
Adesso sappiamo definitivamente che quei balconcini animalier e le guepiere senza stecche (più femminili, dicono i femminielli di quel made in Italy che ha portato noi mafiosi e spaghettari in tutto quel quel mondo dove eravamo/siamo più noti per i mitra e l’eroina stivati nelle custodie di viole, violini e violoncelli come tengono a precisare i cinematografari nostrani) sono, non ispirazione dettata dal mercato o da quei fascinosi trend che percorrono la moda, ma il risultato del fango in cui sguazziamo noi italiani.
Lo hanno detto a una sol voce il FT (Financial Times, per i non addetti allo snobismo) e l’Herald Tribune, due testate alle quali normalmente guardiamo con reverenziale rispetto (compliance) per via del loro politically correct che non contempla che la parola più cliccata al mondo sia sex, materia correlata, dalle caverne in su, a money e power.
L’assunto dei due giornali londinesi, per i quali l’Italia è un crogiuolo di battone e rispettivi clienti (gli uni senza gli altri non potrebbero, per inciso, esistere) è che sulle passerelle milanesi sono transitati straccetti hight cost e politicamente scorretti ispirati/causati dai sex gate dei nostri governanti.
Tradotto in lingua di provincia significa che il pappa&ciccia dei nostri presidenti (paese che vai, presidente che trovi, ndr) con il sesso femminile (donne è una parola ormai desueta) ha indotto il fashion system a ispirarsi a quel variopinto mondo che ha trovato il suo degno epigono nell’avvocatessa sorpresa avant’ieri, a raccogliere penne e pene ai piedi del suo cliente galerizzato.
Vorrei dire a quelli di FT e dell’Herald (da voyeur a voyeur) che la carta vincente della catena spagnola di abbigliamento più trendy del momento che fa sentire, noi di provincia, dressed to kill con 49,90 euri, è la capacità di copiare creativamente i depravati stilisti del made in Italì. Così accade, cari amici di FT and Herald (che è il nome, con tutto il rispetto per i lettori di sua maestà, del dog dei miei vicini di casa), che non solo le passerelle milanesi esibiscono e danno forma al degrado morale di questo paese, ma che anche gli armadi delle eterne ragazze di Terenzano, Duino, AzzanoX, Cormons e Cinisello Balsamo straripano di scarpe sadomaso a 79,90 euri, camiciole vedo non ti vedo da 34,99, reggiseni push up che ti aggiungono tre misure con 9,90 e un armamentario di borchie e veli caserecci e cheap che rendono le ragazze di ogni continente, a lor (them) dire, delle battone in divenire. Noi ragazze caracolliamo sui tacchi dodici per sedurre gli uomini (così siamo programmate: in fondo il nostro compito è di fare bambini, missione raggiungibile solo attraverso rapporti etero molto ravvicinati) e per dimostrare alle altre donne che sappiamo sedurre (portando via loro gli uomini a colpi di sputtanamenti).
Così ci hanno insegnato il cinema, la letteratura, la televisione, i giornali e se vogliamo anche le assemblee sessantottine (nota autobiografica, ndr) dove aveva la meglio la studentessa che si infilava nel sacco a pelo del rettore o del leader in transition, sancendo in un sol colpo il mai abbastanza indagato rapporto tra sesso e potere che ha sin qui impedito di dare una risposta netta alla domanda su chi usa chi.
E’ la ragazza che si ficca, a pagamento, nel letto del fascinoso politico di passaggio che lo adopera (nessuno le mette una pistola alla tempia) per denaro, piacere e gratificazione (e anche potere sessuale, se ne parli, please) o è lui che se ne serve per dimostrarli? Il potere, per chi lo esercita e lo condivide, qui e altrove, è un afrodisiaco portentoso. E allora, se mettiamo tutte queste considerazioni in fila, ne facciamo una moderata sintesi, adottiamo la risoluzione secondo la quale al signor Murdoch, al signor De Benedetti e a tutti gli editori ed autori del mondo parlare di sesso fa aumentare lettori e spettatori (quindi denaro e potere!), concludiamo che in tempi grami come questi “chi fa sesso con chi”, sapendo già il perché, è un gioco di società di cui, come disse Fred a Rossella O’ Hara, francamente me ne infischio.
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