26 ottobre 2010

Benvenuti a Chinatown, zona Magnolie.

Vengano gli amici, e gli amici degli amici di qui e di là a vedere come spunta e cresce chinatown. Che arrivino o partino in treno per poter fare due passi davanti alla stazione ferroviaria di Udine. E, se hanno appena un po' di dimestichezza con le piante e con i fiori, troveranno congruo che il quartiere sia definito "delle magnolie", splendide piante di conclamata origine cinese al punto che il loro fiore è quello che ufficialmente rappresenta la città di Shangai. Chissà se pensa a questo la comunità cinese che, porta dopo porta, sta occupando l'intera via Roma e le zone circostanti. Il gentile Bubir e il vispo Aziz che avevano inaugurato la globalizzazione di questa landa di città, se la devono vedere oggi con cumuli di riso (inutile chiedere un chilo, lì lo si vende in sacchi da 20), manufatti da baraccone, valige che non hanno nemmeno la forza di sembrare copie di più nobili originali. Quasi quasi viene nostalgia dei nordafricani, i primi colonizzatori della zona, adesso costretti a diventar minoranza dalle new entries del sol levante. In via della Rosta ci sono due stores di marchio cinese e un negozio di parrucchieri. Troppo vuoti per credere che siano lì per fare affari. L'equivoca sala giochi di via Leopardi che ha fatto spellare le mani alle madri di una moltitudine di generazioni, dapprima è stata integrata con innocenti tavoli da ping-pong (e dove se non lì!)che nottetempo sono stati inghittiti da furgoncini-fantasma per lasciar spazio a un abbozzo di casinò popolato di slot machines. Dirimpetto, un altro negozio di parrucchiere low cost. Dicono sia una catena con diramazioni fino in via Gemona. Sono aperti anche quando gli altri chiudono e, a richiesta, anche alla domenica. Tutto è così low cost che anche le case lo stanno diventando. I proprietari di appartamenti lasciati sfitti dagli indigeni non resistono alla tentazione di assegnarli alle nuove popolazioni che non chiedono ristrutturazioni, pagano puntualmente l'affitto perchè è suddiviso in una miriade di particelle quanti sono gli avventori. Non è degrado: è un nuovo mondo che subentra a quello antico. I "nuovi" chiudono uno occhio, e anche entrambi, sulle strade disastrate, i marciapiedi dissestati, le luci carenti. Se poi persiste, proprio davanti alla stazione, un edificio fatiscente da far paura, a loro poco importa. Tutto sommato, non è quella casa loro. Ci entrano ed escono topi di dimensioni piuttosto consistenti che, quando vogliono prendere un pò di fresco, se ne vanno in riva alla roggia. E' lì vicino ed è un buon habitat a poco prezzo. Si dice che nell'edificio in questione ci sia gente che entra e che esce dalle finestre. Povera gente che trova un miserevole riparo. Però è tremendamente chic farsi un giro da quelle parti per sentirsi global, internazionali, direi quasi democratici. Con 5 euro ci si sistema i capelli, con poco più si mangia kebab, con un po' meno si beve una birra analcolica (rispetto, ci vuole rispetto!), si compra una manciata di cianfrusaglia, niente riso (ma perchè mai lo si vorrebbe? e il sushi? come rinunciare al sushi? "stasera andiamo a farci un sushi", "ti dirò, io lo mangio con un buon bicchiere di bianco" ), ma si può cercare di far coincidere le susine della slot machine. Insomma, andare da quelle parti è "carino", ci si sente up to date e, se si è in giornata ok ci si può anche emozionare per il bimbetto di colore che parla in friulano come il coetaneo di Cerneglons. Il contesto non è uno splendore ma offre le opportunità che fornisce da sempre l'integrazione (da non confondersi con quella degli asili, elementari, medie e superiori delle cosiddette scuole internazionali dove vanno i figli dei sushi fans, altra musica).
Ad una ad una tutte le luci stanno diventando al neon con buona pace dell'amministrazione che certamente plaude alla green energy che, da quelle parti, sta virando al yellow con sfumature ad oggi imprevedibili.

1 commento:

  1. E' difficile denunciar pubblicamente il degrado che progressivamente sta caratterizzando Udine a seguito di una immigrazione in parte clandestina e comunque senza controllo. La risposta che si ottiene dagli agit-prop (ci sono ancora, più di prima!)di una ben identificata parte politica è l'accusa di razzismo, di insensibilità verso "i più deboli". Atteggiamento che caratterizza persone antropologicamente inferiori ai "buoni" che ritengono invece di essere determinanti nel salvare il mondo e nel far trionfare la giustizia sociale.
    Peccato che tutto questo non c'entri nulla con la buona amministrazione che a Udine è totalmene assente. Udine è tenuta male, è gestita con colpevole sciatteria. Sta definitivamente perdendo le qualità che la caratterizzavano come piccola "grande" città per diventare progressivamente un non-luogo, una pura espresione geografica. Altro che capitale del Friuli!
    Giovanni Nistri

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