26 febbraio 2009
HORROR PICTURE SHOW
Quando vedremo le foto capiremo che era così brutta, ma così brutta, ma così disgustosa, da meritarsi la morte.
24 febbraio 2009
COMPAGNI FORZISTI
Isidoro Gottardo (parlamentare di FI, ex capogruppo regionale di Forza Italia, ex democristiano, da sempre vicino a Comunione e Liberazione) ): “Saro ha teorizzato la dolce morte e, quindi, l’eutanasia. Ma il Pdl è contrario. E lo è pure il governatore Tondo” . Ferruccio Saro, (senatore di Forza Italia, eletto una prima volta in Liguria alla Camera grazie a un accordo con Lombardo, fortemente contrario alla candidatura di Tondo alla Regione e sostenitore invece di Edy Snaidero prima del suo gran rifiuto), già socialista (ex assessore regionale e vicepresidente della Giunta ai tempi della gestitone democristiana di Adriano Biasutti), voleva che il Friuli sperimentasse per primo la «dolce morte» con Eluana Englaro (figlia del socialista Beppino e nipote del socialista Armando, entrambi trasversali quanto basta purchè si arrivi a una Legge Englaro che li ponga sul piano del loro modello Loris Fortuna, padre del divorzio). Lo aveva detto ancora nel dicembre scorso. E così è stato. Lo ha aiutato, in questo, Gabriele Renzulli, altro ex socialista (ex parlamentare, potente responsabile del settore sanità del Psi e, se non fosse intervenuta Tangentopoli, ministro alla Sanità con Craxi o Amato, prudentemente mai approdato a FI ma ascoltato consigliere). E una mano gliel'ha data anche Alessandro Colautti (consigliere regionale di FI, ex portavoce di Tondo, braccio destro di Saro in versione socialista prima e forzista poi). Per non dire del sindaco di Udine, Furio Honsell (pidinno dell'ultima ora, demochic). La «dolce morte» ha un cognome: l'eutanasia.
On. Isidoro Gottardo, lei è il coordinatore del Pdl. Saro, va ricordato, non solo ha partecipato al funerale di Eluana (insieme a Renzulli, Colautti e ad un altro ex socialista, Baiutti, oggi del Pd), ma ha salutato Beppino al momento del suo rientro a Lecco. Il Pdl è il «partito dell'eutanasia»?
«Assolutamente no. Non condividiamo affatto il comportamento né di Saro né degli altri. Tanto meno quello del sindaco di sinistra, Honsell, che ha fatto una scelta ideologica e opportunistica».
Ma perché non gliel'avete detto a tempo debito a Saro, fino a stopparlo?
«Gliel'abbiamo detto ripetutamente. Sabato 7 febbraio abbiamo cercato di stopparlo anche con un comunicato del Pdl, della Lega e dell'Udc».
Saro e Renzulli hanno fatto spallucce. E, insieme a loro, anche il presidente Tondo?
«No. Ho le prove che il governatore è stato strumentalizzato e non voleva questo epilogo. Anzi, era intervenuto domenica 8 febbraio, alla sera, con un invito esplicito alla Quiete di sospendere il protocollo. Si aspettava, sulla base di determinate relazioni, il sequestro della stanza di Eluana...».
All'indomani è intervenuto il procuratore generale di Trieste dicendo, proprio lui, che il sequestro era una falsa notizia.
«Appunto. Il presidente Tondo, fra l'altro, sapeva benissimo, tra il 6 e 7 febbraio che si stava rischiando la crisi regionale, per iniziativa della Lega, di An e dell'Udc».
Con il comunicato del 7 febbraio avete di fatto smentito non solo Saro, ma anche Tondo.
«Ripeto, Tondo, pur confermando la "pietas" nei confronti di Beppino Englaro, era intenzionato ad interrompere il protocollo. Non fosse altro perché dello stesso parere era anche l'assessore Kosic.
Il Pdl si è dimostrato unito, così pure la maggioranza, ed abbiamo fatto valere la Carta dei valori, che è a fondamento della coalizione. Carta tutta orientata alla vita».
Però Eluana è morta. Ha vinto il partito dell'eutanasia.
«Adesso non resta che sperare in una legge sul testamento biologico rapidamente approvata. Altrimenti la morte di Eluana sarebbe stata vana».
Adesso il Friuli è considerata la terra dei diritti civili.
«Vorrà dire dei diritti incivili. Saro ha fatto di tutto per dimostrare che Eluana Englaro di fatto non era più viva. Che cosa diranno, da oggi in avanti, i 2500 italiani che si trovano in stato vegetativo, come lo era lei? Questa non è civiltà. Come non lo è affermare che Eluana doveva morire soltanto perché si era mossi dalla "pietas" nei confronti di suo padre Englaro. Il dramma di Beppino va compreso. Ma la "pietas " doveva valere per Eluana, non per il padre. Ovvero, quando si stravolgono i diritti civili».
Lei ha dichiarato che Saro ha cercato di convincere Berlusconi che non solo Eluana era di fatto già morta ma anche che i sondaggi dimostravano che la maggioranza dei cittadini condivideva l'epilogo che poi si è avuto.
«È stato Saro a dirlo. Ma questa volta si è visto quanto Berlusconi abbia creduto ai sondaggi. È andato avanti per la sua strada, affermando che né in Friuli né in Italia c'è spazio per l'eutanasia».
Lei è proprio sicuro che la Regione non poteva fare di più?
«Ha fatto tutto il possibile. Altri si sono messi di mezzo. L'assessore Kosic era pronto a dare le dimissioni».
(Tra parentesi note di chi ospita questo articolo)
Francesco Dal Mas da La Vita Cattolica
23 febbraio 2009
UN GENERE DI GENERO TRA MESSAGGERO VENETO ED E POLIS
Giulio Giustiniani in Nonino - charmant genero di un componente del cda del Messaggero Veneto e Grande Vecchio di E Polis -, sta gettando nello scompiglio la redazione di Viale Palmanova che corre ai ripari come può.
Raccattare gratis un quotidiano che, a parte i morti (ma si stanno attrezzando), ti dice gratis le stesse cose che ti dice il Messaggero Veneto è uno sport che non farà fatica a diffondersi in una città come Udine dove da tempo si aspettava un'alternativa (gratuita) al giornale di tutti i giornali.
Giochi a premio e maxipoteri al rampantissimo Cerno (che giovanilmente tratta il potere in stile neomeloniano) basteranno a fermare l'emorragia di copie che inesorabilmente si abbatterà sul quotidiano del Friuli dopo i mirabolanti risultati di un febbraio che ha visto una crescita di 5 mila copie grazie alle traversie in vita e in mortem della Englaro?
Dell'argomento, in consiglio dell'Editoriale FVG, se ne dovrà pur parlare. Sarà curioso vedere cosa succederà tra un birignao e l'altro, una grappetta e uno champagnino, quando si tratterrà di parlare di conflitto di interessi. Conflitto di interessi? Ma quando mai!!!! E' una questione di generi!
Il genere, si dirà, è un'altra cosa.
Raccattare gratis un quotidiano che, a parte i morti (ma si stanno attrezzando), ti dice gratis le stesse cose che ti dice il Messaggero Veneto è uno sport che non farà fatica a diffondersi in una città come Udine dove da tempo si aspettava un'alternativa (gratuita) al giornale di tutti i giornali.
Giochi a premio e maxipoteri al rampantissimo Cerno (che giovanilmente tratta il potere in stile neomeloniano) basteranno a fermare l'emorragia di copie che inesorabilmente si abbatterà sul quotidiano del Friuli dopo i mirabolanti risultati di un febbraio che ha visto una crescita di 5 mila copie grazie alle traversie in vita e in mortem della Englaro?
Dell'argomento, in consiglio dell'Editoriale FVG, se ne dovrà pur parlare. Sarà curioso vedere cosa succederà tra un birignao e l'altro, una grappetta e uno champagnino, quando si tratterrà di parlare di conflitto di interessi. Conflitto di interessi? Ma quando mai!!!! E' una questione di generi!
Il genere, si dirà, è un'altra cosa.
Nato a Firenze il 25 luglio 1952, dopo studi classici e di scienze politiche, Giulio Giustiniani inizia la sua carriera a La Nazione nel 1970. Diviene caporedattore centrale nel 1982 e tre anni dopo assume la vicedirezione de Il Resto del Carlino a Bologna, dove resta fino al 1987. Chiamato da Ugo Stille come caporedattore centrale del Corriere della Sera, diviene vicedirettore del quotidiano di via Solferino nel 1990, con le deleghe per la politica e la cultura. Il 9 giugno 1996 assume la direzione de Il Gazzettino dove rimane cinque anni. Nel dicembre 2001 è diventato direttore di de La7. Adesso si occupa della grande famiglia di cui è entrato a far parte. Gioca a carte con il cognato Antonio Maria Bardelli, marito di Cristina Nonino - editore non per caso - saluta gli amici di sempre nella distilleria di Percoto nella festa di fine gennaio, elargisce consigli a chi gli chiede se l'editoria può essere un business, conversa amabilmente con la suocera Gianola sulle sorti dell'editoriale Espresso adesso che il principe non c'è più, e che cosa mai farà De Benedetti, e che idea è stata mai quella di mettere 8 e 1/2 in mano alla Lilli, e Murdoch? Cosa farà quel mandrappone che si è impalmato una cinesina?
10 febbraio 2009
7 febbraio 2009
MACABRA REALPOLITIK
I fatti reali
A questo punto tutte le pedine sono al loro posto. Berlusconi ha tentato di far passare un decreto legge sapendo che Napolitano non lo avrebbe firmato. Il Vaticano ha approvato Berlusconi. Non avendo firmato, Napolitano è stato criticato dal Vaticano. Berlusconi ha presentato un disegno di legge che andrà alle camere lunedì e martedì. Fini si è astenuto facendo contenta quella parte della destra che ha i germi della laicità. I radicali continuano a protestare, i cattolici continuano a protestare.
Alla Quiete tutto prosegue. Lunedì lo stato (di Eluana) diventerà irreversibile. Tutti diranno che è stato fatto il possibile per tenerla in vita. Tutti diranno che è stato fatto il possibile per non tenerla in vita.
Tutti faranno le condoglianze. Tutti saranno tristi. Tutti resterenno al loro posto.
Peccato. E' saltata la festa di San Valentino sotto le finestre della Quiete.
I misfatti immaginati
Berlusconi ha, tra i tanti problemi, quello di depotenziare Roberto Formigoni. Glielo ha chiesto la Lega, lo sa anche lui che per lasciare spazio ai suoi plenipotenziari deve doglierselo di mezzo: troppi ciellini, troppi interessi economici, troppi legami con la chiesa, troppe ombre con il rischio di trasformarsi in luce (per Formigoni).
Il caso di Eluana Englaro è una buona occasione per metterlo in difficoltà. Lecco è in Lombardia e la corte di Milano ha pronunciato il decreto che stabilisce la sospensione dell'alimentazione. Formigoni che non è stupido e conosce l'arte dei tranelli mette il veto alle strutture saniatrie della sua regione. A questo punto qualcuno si offre a sistemare la faccenda. Sarà una struttura sanitaria di una regione del centrodestra a rinsecchire il sondino.
Englaro prima di essere lombardo era friulano, a Udine si trova una casa di cura (ex Policlinico) che si presta al gioco (la visibilità è garantita e non si sa mai che ci siano dei vantaggi collaterali...). Il presidente Tondo finisce nella rete stesa dall'agevolatore. Ma non tiene conto che il suo fortissimamente voluto assessore alla sanità (una sedia a rotelle, ahimè, è più eloquente di 100 Audi) di questa storia non vuole saperne (oggi un sondino, domani una ruota, non si sa mai...). La Regione, dice l'agevolatore, potrebbe apparire come una terra laica e socialista e a quel punto il presidente lombardo (no Lombardo, quella è un'altra storia con alcuni tratti in comune) farebbe la figura di un bacchettone e da cosa nasce cosa.
Come una saetta, nella vicenda si inserisce l'ex socialista Sacconi che deve togliersi qualche sassolino dalle scarpe e che di sanità ne mastica essendo sua moglie, tra l'altro, un pezzo grosso del settore.
Sacconi, che è quindi navigato, non si avventa su vicende senza prima averne concordato le mosse...
L'intreccio si infittisce, la trama si complica. Il presidente Tondo dovrebbe assumersi la responsabilità dell'operazione (anche il Policlinico non è amministrato da sprovveduti) e battersi sulle orme del vecchio padre socialista dei diritti civili (Loris Fortuna).
Non sia mai che arrivi Ferrara in carne, ossa e grasso sotto le finestre del Benvenuto con le bottigliette d'acqua....! Meglio defilarsi.
B. Englaro, che era stato circuito dal Circuitore e a cui preme di risolvere la faccenda fosse a destra o a sinistra, rimane con il classico cerino in mano che illimina però la sinistra locale che coglie al volo l'opportunità di dare un esempio di civiltà dimostrandosi più illuminata del litigioso centrodestra (scavalcare a destra. Perfetto!). La presidente della Quiete, Pci di lungo corso, offre a Honsell la possibilità di mettere alle corde la Regione e i registi occulti. Detto e fatto. La casa di riposo, che per coerenza dovrebbe togliere i sondini a metà dei suoi assistiti, predispone la stanza ecc. ecc. Il resto è cronaca. De Monte - primario del reparto di rianimazione (!) - si offre volontario a seguire la vicenda e pone una seria ipoteca ad essere il nuovo leader della politica locale, e non solo. Una candidatura, in casi come questi normalmente non si nega a nessuno.
Inizia il circo mediatico che, rivendico la paternità, per prima su FB ho paragonato a Vermicino.
Giornali e televisioni si garantiscono foliazioni e palinsesti. Lo spettacolo ha inizio. E fatti reali rientrano nel copione.
2 febbraio 2009
IL CONTADINO VESTE PRADA
Aiar di nêf e di frêt. Cheste buse di cjamp fûr di ogni paîs si è jemplade di int impuartante dal mont. La distilarie dai Roncs di Percût e je alcentri de Italie. Si presee la civiltât contadine. La patrie furlane di cartuline, chê pustice, chê che no je plui, chê de Piçule patrie. Chê dai malgârs, di chei pôcs dismenteâts che a van ancjemò pes mont culis vacjis sîs mês ad an a netâ i prâts e i boscs e a fâ formadi di mont.
Un premi fûr dai lûcs tipics, unic e fals tal stes timp, che al viôt prin ce che al sta sucedint, e tal so jessi coret al è scoret.
A disin che bisugne tignî su i contadins parcè che di lôr al ven il nestri avignî, ducj a batin lis mans, ma o savìn che alì a son chei che a àn butât ju la nestre agriculture, vistûts di fieste e in prime file. Jo ju cognòs mangjin contents e ridin, no sai se par coionâ o parcè che il discors al è un grum comic.
La sociologhe francese e dîs che la agriculture intensive e fâs plui puare la tiere e lasse te fan mieze umanitât. Se pomodoros no san di nuie al è parcè che cussì ju vin volûts. Nol è che ducj o vin di metisi a fâ i contadins, ma o vin di metisi de lôr bande. Ducj ancjemò a bati lis mans, responsabii di ce che a vegnin acusâts. Contadins nome forsit doi e pierdûts te fieste, sorestants a lôr bielstâ come che a son usâts a stâ. Une frute si poie al tendon dal palc e cole pensant che al fos un fondâl, nuie pôre, la fieste e va indenant.
Giovanna Marini, vôs e ghitare e à fat spetacul la sere prin e à cjantât par Cesare Romiti in prime rie "I treni per Reggio Calabria", Rosita Missoni cjantave tal coro "Addio Lugano bella".
La prime regule de civiltât contadine e je chê di fâ sintî ducj a cjase lôr. Discôrs bon pai sorestants sorestants, chei altris ducj a no son stâts invidâts. Lis sioris Marie e il siôrs Bepi a son li a vore, come simpri, al guardarobe, a parchegjâ lis machinis, a dâ fûr di mangjâ, a netâ, a scjaldâ chel puest glaçât, a viodi des puartis, a fâ fente di distilâ (la distilazion vere e je finude bielzâ di un mês, mi dîs un operari, chê trape che si lavore par sene e jere tal frigo di pueste). Par lôr nie di mangjâ e di bevi, ni prin ni dopo de fieste.
Aiar di nêf, tantis machinis che se a fasin soflâ i vuidadôrs 'ndi secuestrin un grum. Par siore Marie e siôr Bepi, nuie pôre, no àn vude la maniere di bagnâsi il bec.
Dal Blog Il Furlanist
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